Che rapporto può esistere tra le stelle e le monete nel mondo antico? Apparentemente nessuno se pensiamo che l’astronomia, o meglio l’osservazione dei fenomeni del cielo, è nata diversi secoli prima dei primi interessi degli studiosi verso le monete come fonte di informazioni storiche.
Ma i Greci e i Romani avevano comunque coniugato i due aspetti.
Occorre subito dire che i Greci rimasero insuperabili per un lungo periodo per le loro scoperte in astronomia e i Romani furono dei mediocri allievi. Tutte le conoscenze in materia giunsero a Roma dal mondo ellenistico. Fato, astrologia e astronomia erano nella convinzione degli antichi strettamente collegati: il Fato Astrologico o la Necessità Astrale.
Meglio evitare l’eterno dibattito tra il Fato ineluttabile e la Fortuna cieca e distratta, che ha visto grandi nomi in contrapposizione, ma, a giudicare dalla documentazione giunta fino a noi, pare certo che gran parte della popolazione antica compresi molti uomini istruiti, fosse convinta dell’influenza delle stelle.
Gli antichi, infatti, erano convinti che il Sole e la Luna, come tutte le altre stelle e i pianeti (sette quelli conosciuti allora, mentre gli altri due, Nettuno e Plutone, i più lontani furono scoperti successivamente) attraverso il loro movimento influissero sulla vita, sulla morte, sul destino e sulle fortune del genere umano.
Giulio Cesare Ottaviano, figlio adottivo di Caio Giulio Cesare, era nato il 23 settembre del 63 a.C.
Ce lo ricorda lui stesso in una lettera, citata da Aulo Gellio, datata “IX Kal. Octobris” nove giorni prima le calende di ottobre”: mio carissimo … avrei sperato che tu oggi fossi qui con me a celebrare il mio sessantaquattresimo compleanno”. La lettera è indirizzata al nipote Caio, figlio di Giulia, una lettera impossibile perché riferita all’anno 3 d.C. mentre il nipote era morto sette anni prima, nel 4 a.C. L’informazione della data di nascita di Augusto è confermata dal poeta Manilio “sub pondere Librae”.
Il 23 settembre corrisponde al primo giorno del nuovo segno zodiacale, la Libra, la Bilancia, segno nuovo che, abbandonando lo Zodiaco caldeo a 11 figure, viene introdotto tra la Vergine e lo Scorpione nella riforma del calendario, entrata in vigore nel 46 a.C. ad opera del padre adottivo Cesare. Sembra possibile affermare che vi fosse una precisa volontà, un interesse a livello comunicativo di dare a questo evento, la data di nascita di Augusto, un valore religioso e mitico.
Dunque il segno zodiacale di Augusto è la Bilancia. E invece no, è il Capricorno.
Nella famosa gemma augustea di Vienna è raffigurato, al centro, Augusto seduto tra gli dei, nel registro inferiore una scena di innalzamento di un trofeo con la presenza di prigionieri, mentre in alto, tra Athena e Augusto è il segno zodiacale del Capricorno.
Una conferma è nella monetazione di Augusto in cui compare negli aurei e nei denari lo stesso Capricorno.
La spiegazione sta nella convinzione degli antichi che per quanto fosse importante la data di nascita avesse in realtà un’importanza ancora maggiore quella del concepimento, che in Augusto coincide proprio con il periodo del segno del Capricorno (dal 22 dicembre al 20 gennaio).
In astronomia i septem Triones (sette buoi) sono identificati nelle sette stelle più luminose della costellazione dell’Orsa Maggiore. La convinzione è certamente antica perché questa costellazione è tra le prime ad essere identificate dalla curiosità dell’uomo. Nel 76 a.C. il magistrato monetale dell’anno, L. Lucretius Trio fa coniare denari in argento con la testa del dio Sole, da un lato, e, dall’altro, un crescente lunare e sette stelle.
E’ indubbio un collegamento tra questa moneta e la costellazione attraverso, pur con la complicità del cognome del magistrato, Trio.
Tale composizione ebbe una straordinaria fortuna anche nei secoli successivi e venne utilizzata da serie monetali di diversi imperatori e imperatrici, come, per citare alcuni esempi, in denari emessi in onore della Diva Faustina minore, moglie di Marco Aurelio, con immagine quasi simile nei rovesci, oppure in serie monetali a nome di Settimio Severo, di sua moglie Iulia Domna e del figlio Geta, in cui si insiste sempre sul concetto sulla Saeculi Felicitas , o ancora in monete a nome della Diva Caecilia Paulina, moglie dell’imperatore Massimino I il Trace.
Analoga composizione si ritrova su una serie di monete di Adriano ma in questo caso le stelle sono cinque.
Si tratta di un errore dell’incisore di coni? No, certamente, ma il preciso riferimento ad una diversa costellazione, quella di Antinoo, prossima all’equatore celeste, menzionata da Tolomeo e dedicata dall’imperatore al suo favorito con tale nome o più propriamente con quello dell’Aquila. Il giovane Antinoo è infatti rappresentato tra gli artigli del volatile caro a Giove. La tradizione letteraria ci tramanda che l’imperatore Adriano, dopo la morte di Antinoo, cercando in cielo non solo fra gli allineamenti delle stelle una pseudo-figura che lo potesse ricordare ma anche una zona dove, come credevano gli antichi, fossero concentrate tutte quelle essenze naturali per farlo apparire un Dio. Assieme ai suoi astronomi credette di vedere uno spazio tra la zona intermedia della costellazione dell’Aquila e del Capricorno, affinché Antinoo avesse la propria dimora in questa zona e fosse riconosciuto e venerato per l’eternità. Le stelle principali della costellazione dell’Aquila sono cinque, come nella rappresentazione monetale.
I Dioscuri erano i Numi tutelari della città antica dal 497 a.C., quando, dopo la battaglia del Lago Regillo vinta dai Romani sui Latini, i due gemelli, figli di Giove , furono visti abbeverare i loro cavalli alla Fonte Giuturna, ai piedi del Palatino.
I Dioscuri sono rappresentati sempre come cavalieri con una stella sulla fronte. Questa stella appare in diverse occasioni nella glittica e nella numismatica . Igino, scrittore e astronomo romano, conferma (De Astronomia II, 22) che i Dioscuri furono identificati nella costellazione dei Gemelli, della quale, per l’appunto, le stelle più luminose sono due.
Non si può neppure escludere che in una delle prime serie monetali emesse dalla zecca di Roma, in un
momento in cui le divinità avevano ancora l’esclusiva della rappresentazione monetale, le due stelle che compaiono accanto al crescente lunare, e sull’altro lato della testa frontale del Sole, non siano da riferire proprio ai Dioscuri.
Possiamo chiudere con una emissione a nome di Giulia Maesa della zecca di Amastris in Paphagonia, con la rappresentazione dello zodiaco completo con al centro la rappresentazione di Giove e Giunone.