Questo intenso dipinto è una notevole testimonianza della fase di trapasso della pittura italiana e specificamente bolognese, a cavallo tra XVI e XVII secolo, da un linguaggio pittorico tardo-manierista verso codici figurativi di più vivido naturalismo e di più genuina espressione delle emozioni e delle passioni umane, attraverso un diretto avvicinamento ai modelli della realtà naturale. Di tale trapasso furono assoluti protagonisti Annibale e Ludovico Carracci: e proprio quest'ultimo si direbbe il riferimento più prossimo dell'autore del nostro dipinto, in particolare il suo celebre capolavoro, oggi al Louvre, in cui è raffigurato lo stesso episodio della visione di San Giacinto. Secondo l'agiografia essa si verificò quando Giacinto, di origine polacca, fu costretto ad abbandonare Kiev durante l'attacco dei Tartari ed ebbe l'apparizione della Madonna che lo pregò di mettere in salvo una sua statua promettendogli la sua protezione.