Il dipinto è accompagnato da un'expertise del Prof. Ferdinando Bologna datata 31 dicembre 1980 (disponibile in fotocopia).
Ferdinando Bologna, all’epoca fresco curatore assieme a Raffaello Causa della storica “Mostra didattica di Carlo Sellitto primo caravaggesco napoletano”, svoltasi nel 1977 al Museo di Capodimonte, non esitò a riferire alla mano dello stesso Sellitto questa notevole effige del Battista adolescente, raffigurato seduto a figura intera. Nel rilevarne la franca e repentina adesione ai modi del Caravaggio, registrati si può dire in tempo reale a seguito del soggiorno napoletano dell’artista, Bologna segnalava le marcate affinità col David con la testa di Golia della National Gallery of Zimbabwe, Harare, al quale si può affiancare il “gemello” oggi a Palermo, Giulio Torta Antichità, che include la presenza di una seconda figura. Oltre a costituire “un’aggiunta di rilievo per la migliore conoscenza di Carlo Sellitto”, lo studioso giudicava la tela “di rara potenza nell’impasto monumentale della figura e nella funzione semplificante – quasi geometrica – del giuoco della luce”. In più di quarant’anni trascorsi dallo scritto di Bologna non sembrano aver tolto veridicità alle sue considerazioni, nonostante gli innumerevoli studi e approfondimenti che si sono succeduti da allora sulla pittura napoletana di impronta naturalista e anche sullo stesso Sellitto, sino alla recente esaustiva monografia di Giuseppe Porzio. Molteplici ulteriori termini di confronto possono essere rilevati fra la nostra tela e opere di Sellitto: in particolare si segnalano le affinità con il San Carlo Borromeo in adorazione della croce, soprattutto la versione nella chiesa di S. Giovanni di Dio a Troia, l’angelo reggi-corona della Visione di Santa Candida Iuniore, in Sant’Angelo a Nilo a Napoli, e il Sant’Antonio da Padova della basilica dell’Incoronata Madre del Buonconsiglio a Napoli.