I personaggi della sacra rappresentazione, scolpiti a micro-intaglio a tutto tondo in osso e raffiguranti una Sacra Famiglia sono inseriti in una teca rettangolare in osso. Le figure stanti della Vergine Maria, di Giuseppe e di Gesù Cristo sono posti frontalmente, sullo sfondo la città vecchia di Gerusalemme.
La scena culmina in alto con la colomba, che rappresenta lo Spirito Santo ed è uno dei simboli più diffusi nella cristianità, posta tra due putti alati tra le nuvole.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure e minori fessure sui lati della cornice.