Il dipinto reca firma e data a pennello in basso a destra sul masso dove siede un soldato: "SCIPION COMPAGNO 16[...]".
Nonostante la penuria di dati documentari sulla sua biografia e la sua carriera, che originò in passato notevoli confusioni attributive, l’importanza di Scipione Compagno nella pittura napoletana del Seicento è ormai sufficientemente precisata, anche grazie all’elevata riconoscibilità del suo stile, che ha permesso di individuare un nutrito corpus di opere certe. Il presente dipinto presenta molteplici motivi di interesse, presentando la firma ben leggibile del pittore e animando la scena con figure di media grandezza piuttosto che con le più ricorrenti e idiomatiche figurine filiformi, brulicanti in tante delle sue scene affollate. Possiamo così apprezzare pienamente le sue qualità non solo come fantasioso inventore di composizioni vivacissime, talora al limite del caotico, ma anche in un versante più ponderato ed efficace sotto il profilo narrativo. La santa martire è posta al centro della scena, ma in secondo piano, accerchiata dai suoi aguzzini, mentre l’anello di pubblico che assiste nella generale indifferenza alla scena efferata guadagna la posizione in primo piano, sul proscenio. Scipione Compagno ebbe una speciale predilezione per le scene di martirio, soggetto che, assieme al tema affine della Strage degli innocenti, annovera alcuni dei suoi esiti più significativi, ai quali possiamo senz’altro affiancare la notevole tela qui in oggetto.