cm. 45x36. Con cornice antica
Questa raffinata tavola devozionale, opera della stretta cerchia di Leonardo a Milano, presenta la Vergine a mezzo busto che con la mano destra porge al Bambino fiori di giacinto e trifoglio. Sostenuto dalla mano sinistra della madre, il piccolo Gesù si china a raccogliere i fiori, simboli della salvezza dell’uomo attraverso il suo futuro sacrificio: un gesto che manifesta la consapevolezza del proprio destino, come conferma il suo volgere il viso verso il riguardante, con un espediente che lo proietta all'interno della scena e ne rafforza il coinvolgimento emotivo.
Il dipinto sviluppa il tema della Madonna dei fiori, già elaborato da Leonardo nella giovanile Madonna del Garofano. Tuttavia vari dettagli riconducono l’opera in oggetto alla stagione milanese di Leonardo e chiamano direttamente in causa il suo formidabile atelier. La tavola si inserisce difatti in un gruppo di repliche dello stesso soggetto ascrivibile ai più prossimi seguaci del Vinci, la cui versione di più alta qualità può forse essere considerata la Madonna col Bambino della collezione Datrino, attribuita da Carlo Pedretti a Marco d’Oggiono. Altre tre redazioni della Madonna dei fiori sono per lo più riferite dagli specialisti a Bernardino de’ Conti.
Dal confronto tra le molteplici declinazioni del tema offerte dalla bottega leonardesca emergono alcuni elementi utili a circoscrivere l’opera qui in oggetto: se ragioni stilistiche portano ad escludere una derivazione della tavola sia dall’ambito di Boltraffio, sia da quello di Marco D’oggiono, d’altra parte il dipinto appare piuttosto distante anche dalle versioni attribuite a Bernardino de Conti. Merita invece di essere sottolineato come nel nostro dipinto il piccolo Gesù parrebbe porsi in rapporto diretto con la testa di putto del foglio della Pinacoteca Ambrosiana, inv. Inf. 100, un disegno in punta metallica su carta preparata in azzurro raffigurante il piccolo Francesco Sforza, generalmente attribuito ad Ambrogio de’ Predis.
La Madonna dei fiori che qui si presenta sembra rispondere della tipica ambiguità di genere offerta dai modelli leonardeschi del San Giovanni del Cenacolo vinciano o della seconda versione della Vergine delle rocce, opera che vide il largo coinvolgimento di Ambrogio de’ Predis. A questo maestro sono associate del resto opere come il San Sebastiano del Museo di Cleveland e la Fanciulla col piatto di ciliegie del Metropolitan Museum di New York, che presentano chiari elementi di assonanza fisionomica con la nostra Madonna dei fiori. L’insieme di questi indizi porterebbe a riferire la nostra tavola ad Ambrogio de’ Predis o ad un pittore gravitante nella sua cerchia, all'interno della quale operavano pittori come Francesco Galli e Bernardino de Conti: come questi ultimi, il nostro pittore ha elaborato secondo la propria sensibilità il fortunato modello iconografico della Madonna dei fiori, particolarmente caro alla bottega leonardesca milanese tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.
Provenienza:
Collezione privata, Italia.
Bibliografia:
D. A. Sbaraglia, in La vergine delle rocce e la bottega di Leonardo, cat. della mostra, a cura di V. Sgarbi e N. Barbatelli, Agrigento 2023, pp. 70-72 e 166-176.