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Marcello Mortet
(Roma, 1911 - Roma, 1985)
Scultura italiana in argento raffigurante Narciso, Roma, metà XX secolo
Altezza x larghezza x profonfità: 38 x 22 x 20 cm. Peso 5570
realizzata in fusione a cera persa da Marcello Mortet in argento 800/1000, punzonata "800" e "ROMA".
Questa scultura raffigura Narciso, personaggio mitologico noto per la sua bellezza e per essersi innamorato del proprio riflesso nell’acqua. La figura mostra un giovane uomo nudo, appoggiato su una roccia, con il busto inclinato in avanti e lo sguardo rivolto verso il basso, come se fosse immerso nell’osservazione del proprio riflesso. Il corpo è scolpito con linee morbide e dettagli realistici, evidenziando la muscolatura e la posa languida e flessuosa.
Il basamento è decorato con elementi naturali, come foglie e grappoli d'uva, che richiamano l’ambiente naturale e la simbologia classica. La superficie lucida e levigata, simile a un effetto argentato, contribuisce a dare un senso di eleganza e raffinatezza all’opera, enfatizzando il contrasto tra il corpo liscio di Narciso e la texture ruvida della roccia.
Questa rappresentazione di Narciso sottolinea il tema della bellezza e dell’autocontemplazione, catturando un momento intimo e vulnerabile del personaggio.
Bibliografia:
Pubblicata sul sito della Bottega d'arte Mortet al seguente indirizzo: https://mortet.it/marcello-mortet-roma-1911-1985/
La famiglia Mortet, rinomata per l'arte della cesellatura e dell'intaglio, opera a Roma dal 1891. Il capostipite, Aurelio (1843-1927), nato a Firenze, si trasferì a Roma con la moglie Laura e i loro sei figli verso il 1891 per esigenze di lavoro, legate ai grandi progetti edilizi della nuova capitale e ai preparativi per l'Esposizione Universale del 1911. La bottega della famiglia, inizialmente aperta a Firenze, venne così stabilita a Roma, in via Giovanni Lanza, mentre la famiglia risiedeva in via Leopardi, nel rione Monti.
Aurelio trasmise la sua passione per l’artigianato artistico ai cinque figli maschi: Alfredo, Alberto e Mario seguirono le sue orme nell’arte dell’intaglio, mentre Armando e Dante si specializzarono nel cesello, formandosi presso botteghe prestigiose. Nel periodo Liberty, i due fratelli cesellatori aprirono autonomi studi a Roma, dove si distinsero per importanti lavori, come la Porta del Santo Sepolcro a Gerusalemme e opere sacre su commissione di architetti dell’epoca.
Il ramo degli intagliatori si estinse con Mario, il più giovane, la cui prematura scomparsa coincise con il declino della richiesta di intagli artistici. Al contrario, i cesellatori Mortet continuarono l’attività, superando difficoltà economiche, come la Grande Depressione del 1929. Dante, dopo la chiusura della bottega in via Equizia, iniziò un periodo di lavoro itinerante, collaborando con vari laboratori romani fino alla metà del secolo.
In questo periodo anche Marcello, nipote di Aurelio e figlio di Alberto, iniziò la sua carriera nell'artigianato, apprendendo il mestiere negli studi degli zii. Successivamente, aprì il proprio studio a Trastevere. La sua carriera si distinse per opere di prestigiosa argenteria, tra cui diverse fontane romane, come da tradizione della famiglia. Lavorò inoltre per qualche anno a Genova, dove si occupò della decorazione della tomba della famiglia Perrone, nota nel settore editoriale e per i legami con Ansaldo, nel cimitero monumentale di Staglieno.
La tradizione proseguì con Virgilio (1926-2019), figlio di Dante, che abbandonò una carriera nell’edilizia per affiancare il padre e successivamente fondò una propria bottega in via dei Portoghesi negli anni ‘50, affiancato dal fratello Aurelio e, in seguito, dalle nuove generazioni. La bottega "Fratelli Mortet" divenne un punto di riferimento dell’artigianato romano, celebrata per opere come la Penna d’Oro usata da Giovanni XXIII per firmare la sua prima enciclica e la croce pettorale di Paolo VI.
Negli anni, la famiglia ha continuato a portare avanti il proprio mestiere con impegno, partecipando a mostre internazionali e contribuendo alla formazione di nuove leve nel campo della cesellatura, anche in Sud America e Asia. Nel 2004, la bottega ricevette l’attestato di Bottega Storica dal Comune di Roma, mentre lo studio di Oriolo Romano venne riconosciuto come eccellenza artigianale dalla Regione Lazio.
Oggi, la famiglia Mortet, giunta alla quinta generazione, rappresenta una delle ultime testimoni di una tradizione artigianale antica, che continua a tramandare l’arte della cesellatura e dell’intaglio. Nonostante le sfide odierne, la famiglia preserva quell’antico sapere che contribuisce ancora a rendere l’artigianato italiano famoso e apprezzato in tutto il mondo.
22/11/2024 15:49:05
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