Il dipinto è accompagnato da un'expertise del Prof. Andrea Emiliani, disponibile in fotocopia.
Le due vedute dell'interno del Colosseo, qui presentate in due lotti successivi, si inseriscono nel vivace interesse per le rovine archeologiche e la storia romana che caratterizzò la metà del XVIII secolo, legato sia alla pratica del Grand Tour sia ai lavori di restauro promossi da Papa Benedetto XIV. Questo contesto culturale, che univa l’archeologia alla storia romana e cristiana, influenzò profondamente la produzione artistica dell’epoca.
La matrice di questa immaginazione pittorica, che unisce l’archeologia al racconto della storia romana – intesa sia come storia sacra sia come storia sociale – è riconducibile ad Alessio De Marchis, artista particolarmente legato al cardinale Annibale Albani e attivo soprattutto tra Roma, Urbino e Perugia. La rappresentazione del Colosseo non si limita a una mera riproduzione topografica, ma evoca il fascino delle rovine come simbolo del passato glorioso e della decadenza, un tema centrale nel gusto del Settecento.