Bronzo con patina rossiccia su tracce nere. 21x16x13 cm
Unghia spezzata. La lucerna qui esaminata raffigura un nano sdraiato che beve da una coppa poggiata sullo sterno. Tale figura grottesca viene sorretta da una zampa di rapace ancorata sulla schiena. Il raccordo fra l'artiglio e la schiena viene risolto con un giro di foglie d'acanto. Il nano è rappresentato nudo con lunga barba e una grossa testa pelata.
Questo curioso oggetto in bronzo è una lucerna da tavolo e, di conseguenza, il corpo cavo del nano costituisce il bulbo contenente l'olio mentre la coppa da cui beve il personaggio serve come buco per versare il liquido. Da ultimo, lo stoppino veniva collocato nella cavità fra i piedi del nano, immerso nell'olio combustibile e quindi acceso.
Una volta acceso lo stoppino, possiamo solo intuire quale misterioso effetto luminoso creasse questo "straordinario" oggetto di uso comune. Possiamo solo immaginare se fosse poggiato sulla scrivania di un professore aristotelico dell'università di Padova, oppure se appartenesse ad un colto umanista che in questo bronzo vedeva materializzarsi l'antichità classica colta nel suo aspetto più grottesco, oppure ad un principe rinascimentale.
L'aristotelismo non disdegnava l'osservazione della natura ed ecco motivata la proliferazione in area padovana di tanti bronzetti a guisa di animali presi direttamente dal vivo: calamai a forma di granchio, lucerne come nel nostro caso sorrette da zampe di rapace oppure composizioni di serpentelli attorcigliati che combattono.
L'apparente futilità di certi bronzetti viene motivata da un punto di vista filosofico quale osservazione della natura.
Tornando al nostro bronzetto, ne rintracciamo i modelli nelle lucerne antropomorfe romane che gli scavi archeologici facevano riemergere proprio in quegli anni: teste grottesche che sputano fuoco, nani che cavalcano teste di cavallo ed altre infinite variazioni sul tema.
Il nostro nano accovacciato ripropone quel tipo di lucerne archeologiche, reinventandone il soggetto, e viene collocato in equilibrio su una zampa artigliata che serve da presa e da sostegno. A proposito va ricordata la produzione, in epoca rinascimentale, di altri lumi simili in bronzo ove la zampa sostiene draghi che sputano fiamme, teste satiresche o acrobati dalle gambe sollevate che emettono fuoco dagli sfinteri.
La lucerna qui esaminata è documentata dal grande storico tedesco Wilhelm von Bode ( 1845 - 1929 ), uno dei primi studiosi che hanno catalogato i bronzetti rinascimentali rivestendo il ruolo di direttore nel museo civico di Berlino, ora intitolato "Bode Museum" dal suo nome. Nel suo fondamentale testo sui bronzetti rinascimentali tale lucerna viene attribuita ad Andrea Briosco detto il Riccio, come era abitudine all'inizio di questi studi, e a questa ci atteniamo ( collezione Rosenheim). La critica artistica moderna ha ricondotto molti bronzi, attribuiti in precedenza al Riccio, alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna (Ravenna, 1465 circa - 1543), altro grande bronzista rinascimentale operante a Padova, la cui produzione sta prendendo forma proprio negli ultimi decenni.
Anche il grande studioso Leo Planiscig, altro caposcuola di questi studi, cita la stessa lucerna pubblicando anche l'immagine, con la medesima attribuzione.
Bibl. Wilhelm Bode, Die Italienischen Bronzestatuetten Der Renaissance, Verkag Von Bruno Cassirer, Berlin.
Leo Planiscig, Piccoli Bronzi Italiani del Rinascimento, Fratelli Treves editori, Milano, MCMXXX.