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Venere de' Medici, dal modello archeologico, Scuola toscana, XVIII-XIX secolo

Bronzo patinato con toni rossastri traslucidi; 52x16x16 cm. Su base 37,5 x 11 x 11,5 cm

Il bronzetto qui esaminato deriva dalla nota scultura marmorea custodita al Museo degli Uffizi a Firenze, denominata appunto Venere Medici o Venere Pudica. Questa è una copia romana del II secolo d.C. da un originale greco in bronzo del I secolo a.C. Trattandosi di una delle sculture classiche più apprezzate e rinvenute in epoca rinascimentale, di cui si hanno documenti certi solo nel XVII secolo, fu oggetto di copie in scala ridotta sin dall'origine ai giorni nostri. La più nota versione in bronzo, accompagnata da altre riproduzioni di sculture classiche tanto in voga all'epoca, fu senz'altro quella realizzata dal grande scultore toscano Massimiliano Soldani Benzi ( Montevarchi 1656-1740) oggi conservata a Vaduz nella collezione dei principi del Liechtenstain.

Questo capolavoro fu realizzato in coppia al Fauno Danzante, a sua volta custodito in Firenze, per il principe J.A.A. von Liechtenstain nel 1695 e misura 158 cm. Questo bronzo straordinario presenta le tipiche patinature toscane, tanto apprezzate all'epoca del Giambologna e della sua scuola, di un colore traslucido dorato tendente al rosso.


Anche la rifinitura a cesello ovviamente risulta ai massimi livelli della scuola fiorentina. Ovviamente, esistono altre riproduzioni dello stesso soggetto realizzate da grandi scultori del bronzo sino all'epoca neoclassica ed oltre, fra tutti ricordiamo la versione di Pietro Cipriani (Firenze 1678- 1745), alta 155,3 cm con la variante senza del delfino, ma con putto ai piedi della dea. Tornando alla piccola Venere in bronzo qui esaminata, possiamo  inserirla nel filone archeologico di cui si è accennato in precedenza. A mio avviso, si tratta di una fusione settecentesca con bella risoluzione nel modellato del corpo, che mantiene il realismo sensuale dell'originale marmoreo. In particolare seni, glutei e gambe descrivono un corpo femminile in modo estremamente realistico.

Depone per l'antichità di questo manufatto soprattutto la splendida patina trasparente, dai toni rossastri dorati, tipica della migliore tradizione toscana dal Giambologna in poi.

Il nostro bronzo è montato su un bel piedistallo neoclassico in alabastro.

Bibl. Eike D. Shmidt, Sandro Bellesi, Riccardo Gennaioli, Plasmato dal Fuoco, catalogo della mostra, Le Sillabe ed., Livorno, 2019, pp.64-66, 298-99, 306-309
23/02/2025 23:56:05
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