Palazzo Caetani Lovatelli, sede della casa d’aste Bertolami Fine Art di Giuseppe Bertolami, è uno dei più noti e interessanti edifici tardo-cinquecenteschi romani.
Collocato al centro del rione Campitelli, tra la piazza omonima e la più piccola piazza Lovatelli, è caratterizzato da uno stile molto sobrio, tipicamente tardo manierista, quando all’estro più marcato nel campo pittorico e artistico si contrappone spesso nell’architettura civile un linguaggio semplice e severo. mIl cantiere del palazzo iniziò negli anni ottanta del Cinquecento su committenza di Giacomo Serlupi e fu terminato attorno al 1620 da monsignor Girolamo Serlupi, fratello di Giacomo. I cantieri dei palazzi romani cinquecenteschi normalmente potevano protrarsi per decenni; lo spazio per costruire edifici interi nel centro della città spesso non era sufficiente e si rendeva necessario, anche per le famiglie principesche più importanti, acquistare lotti di case private a caro prezzo per poter completare un prospetto o un cantonale su una pubblica via. Il palazzo rimane proprietà della famiglia Serlupi fino alla metà del settecento, per poi passare ai Ruspoli e successivamente ai Lovatelli, famiglia originaria di Ravenna e imparentata con i Caetani. Stilisticamente, all’esterno il palazzo ha una veste quasi militare: tre file di finestre, inginocchiate al piano terra, architravate al piano nobile, a mezza altezza al mezzanino; un cornicione a mensole sulla gronda; due bei portali architravati su piazza Campitelli e su piazza Lovatelli, collegati tra loto en enfilade. Anche il cortile interno mantiene uno stile severo: articolato su tre lati a due ordini di arcate sovrapposte, in parte tamponate nell’Ottocento, è incompiuto sul quarto lato. Dal cortile una cordonata di grande eleganza e ampiezza porta al piano nobile, dove è la sede di Bertolami Fine Art.
Dal passaggio di proprietà alla famiglia Lovatelli il palazzo, e in particolar modo il piano nobile, diventa un salotto culturale di grande livello, grazie alla figura della contessa Ersilia Caetani Lovatelli (Roma, 1840-1925), archeologa e prima donna ad essere nominata Accademica dei Lincei. La contessa, tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, raduna nel piano nobile personaggi illustri, del mondo dell’archeologia e non solo, quali Theodor Mommsen o Rodolfo Lanciani, ma erano di casa anche Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci e Franz Liszt, che diverse volte suonò per gli ospiti in casa Lovatelli.
Dei fasti seicenteschi e settecenteschi nel piano nobile restano tracce molto evidenti e interessanti; a partire dall’ingresso, che conserva una decorazione a grottesche della fine del Settecento e un portale di accesso probabilmente parte dell’impianto originario Serlupi, lo spazio si articola nella classica impostazione con saloni ad enfilade, seguendo il parimetro dei prospetti su piazza Lovatelli, via dei Funari e piazza Campitelli. Nel secondo salone è da notare, sotto ai cassettoni decorati, un fregio affrescato della fine del Cinquecento con scene di storia romana divise da campiture a grottesche, molto ridipinto ma certamente originale; nel quarto salone la volta ribassata è decorata nel riquadro centrale da un affresco con due grandi figure femminili allegoriche, di scuola bolognese di secondo seicento; il quinto salone conserva invece l’elegantissima decorazione architettonica a paraste corinzie e cornici floreali, arricchito da una bella volta ribassata decorata con figure femminili danzanti a tempera. Il piano nobile di palazzo Lovatelli può essere considerato uno spazio tra i meglio conservati nel novero dei manieri principeschi di media importanza nella zona del Campidoglio, segnando peraltro strategicamente il confine con la zona del Ghetto Ebraico a vocazione più popolare caratterizzata, verso il Portico di Ottavia, da case a schiera seicentesche di minor pregio.
(Tommaso Strinati)