Il dipinto mostra una matura elaborazione dei caratteri principali della pittura napoletana della seconda metà del Seicento. Particolarmente notevole appare la resa accurata dei tre nudi, con il corpo senza vita arditamente di scorcio di Abele, gli incarnati cerei di Eva e dello stesso Abele, nonché il notevole brano di paesaggio. Colorito e composizione evidenziano l’attenzione alla pittura di Luca Giordano e Paolo de Matteis, ma soprattutto esibiscono chiare affinità con la produzione di Nicola Vaccaro, più volte impegnato nella raffigurazione del medesimo soggetto.