Secondo le fonti agiografiche San Dionigi visse nel III secolo e fu vescovo di Parigi e martire, essendo decapitato e sepolto dove oggi sorge l’abbazia di Saint-Denis. Il presente dipinto si concentra sull’episodio saliente della sua biografia, subito successivo al compimento del suo martirio: il santo, infatti si alzò e prese in mano la sua testa da poco mozzata, seminando il terrore tra i suoi aguzzini e coloro che avevano assistito alla decollazione. La composizione appare ben studiata nelle sue esigenze di chiarezza narrativa, di coinvolgimento emotivo dello spettatore e, non ultimo, di limpido equilibrio strutturale. Dell’immagine sono note varie redazioni antiche e per lo più oggi essa viene fatta risalire a un prototipo di Poussin non più reperibile: in passato, peraltro, Jacques Thuillier ipotizzò che nelle due versioni oggi conservate all’Abbazia di La Meilleraye-de-Bretagne e al Musée des Beaux-Arts di Rouen potessero forse essere riconosciute autografi poussiniani. In ogni modo si tratta di un’invenzione da ricondurre all’estro del primo Poussin, prima del suo trasferimento a Roma nel 1624, periodo ancora non perfettamente messo in chiaro dagli studi. Di certo la moltiplicazione delle versioni coeve, fra cui quella qui in oggetto appare tra le più riuscite, costituisce la dimostrazione più eloquente della brillante riuscita della composizione, con il suo ponderato bilanciamento tra il primo piano dove si svolge la scena affollata di personaggi che fuggono di fronte alla macabra apparizione del santo decapitato, il paesaggio e l’ampia porzione luminosa di cielo.