Questo monumentale dipinto inedito raffigura efficacemente l'epilogo dell'episodio del serpente di bronzo narrato nell'Antico Testamento (Numeri, 21, 4-9). A seguito delle critiche che erano state espresse contro di lui e contro Mosè, Dio aveva infatti inviato una feroce punizione contro il popolo ebraico, sotto forma di letali serpenti velenosi. Mosè chiese perdono per il suo popolo e Dio gli ordinò di costruire un serpente che avrebbe guarito chiunque lo avesse osservato: Mosè realizzò quindi un serpente di bronzo e lo pose sopra un'asta a forma di Tau: in tal modo risorsero miracolosamente tutti coloro che erano stati uccisi dai serpenti. Nella nostra tela la scena è dominata dalla mole maestosa di Mosè in piedi accanto al tronco, sulla cui cima ha posto il serpente da lui costruito, e circondato dal suo popolo, che partecipa incredulo a quanto sta accadendo. Il pittore adotta un registro narrativo di alta oratoria, enfatizzando teatralmente posture ed espressioni delle molte figure disposte a corona attorno al tronco col serpente, in linea con gli orientamenti stilistici della pittura classicista, promossa sulla scena romana soprattutto da artisti di formazione emiliana.