Cosa si nasconde dietro le foglie? Cosa si cela oltre una cortina verde che ci separa da un giardino o da una selva? Tante immagini si presentano nella nostra mente ancor prima che gli occhi si posino su quello scampolo di natura, fino a poco prima precluso da un ramo impertinente e presuntuoso: aspettative di piaceri, nascosti o riscoperti, in attesa di essere (ri)trovati. E con quale reverenziale rispetto ci si inoltra in luoghi sconosciuti eppure subito ospitali! Odori, colori, nuove esperienze tattili e appagamento alla vista di armonie vegetali e architettoniche che fanno di quell’insieme un unicum riconoscibile e appagante.
Affreschi del ninfeo sotterraneo della Villa di Livia (part.)
I Secolo a.C.
Roma, Museo di Palazzo Massimo
L’uomo, nella sua lunga evoluzione – ancora oggi in divenire – ha avuto come costante riferimento il mondo vegetale e nessuna distinzione può essere fatta: che si parli di grandi giardini monumentali o di piccoli spazi privati e apparentemente anonimi, lo scopo comune è quello di appagare il bisogno primordiale di ritornare alle forme essenziali provenienti dalla terra.
Affreschi del ninfeo sotterraneo della Villa di Livia (particolare della parete corta meridionale).
I Secolo a.C. Roma, Museo di Palazzo Massimo
Chi di noi non ha mai coltivato un semplice vaso di basilico o di geranei sul davanzale? E chi non ha mai goduto della meraviglia dei grandi giardini, progettati e cresciuti ad elogio del creato e per goderne la magnificenza, anche attraverso il connubio con l’arte e l’acqua? Non vi sono distinzioni in questo senso: l’una e l’altra esperienza nascono dalla necessità di dominare la natura e, al contempo, di appartenervi e di goderne.
Affreschi del ninfeo sotterraneo della Villa di Livia (particolare della parete corta meridionale)
I Secolo a.C.
Roma, Museo di Palazzo Massimo
Così nascono le coltivazioni dei primi popoli stanziali e i viridaria o i floraria dell’antica Roma o gli horti conclusi medievali, giungendo ai poetici giardini paesaggistici all’inglese, non senza essere passati per i vanitosi parterre italiani rinascimentali o gli esotici giardini giapponesi e orientali.
Nulla è essenziale e tutto è indispensabile nel mondo del giardino, in una perfetta armonia verde che – attraversando inalterati il tempo e le sue mode – ha permesso la nascita e lo sviluppo di una sontuosa necessità.
Con questo intento inauguro la mia rubrica: trovare il messaggio che si cela dietro un grande giardino, una piccola coltivazione domestica, un fiore e i suoi simboli o una corrente storico-artististica facendo di ogni giardino l’esempio architettonico e la rappresentazione delle forme del verde.
Allora spostiamo insieme le foglie di quella siepe, abbassiamo il capo quasi in un riverente inchino e inoltriamoci con occhi sempre nuovi per vedere cosa c’è oltre il gradino e il muretto…
Stefano Lazzaro