Artista attivo a Roma, seconda metà del XVII secolo
Agar e l'angelo
Olio su tela
cm. 71x104. Con cornice
Il dipinto raffigura l’episodio della Genesi (21, 9-21) in cui la serva Agar, assieme al figlioletto Ismaele avuto da Abramo, viene scacciata da quest’ultimo per soddisfare la richiesta della moglie Sara e condannata a morta certa nel deserto di Betsabea. L’autore si concentra con rimarchevole efficacia e chiarezza narrativa sul momento culminante della storia, allorquando, essendo Agar e Ismaele ormai rimasti senz’acqua, vengono visitati da un angelo inviato da Dio a dar loro consolazione e a indicare un vicino pozzo d’acqua. In questa bella tela non è difficile riconoscere i caratteri tipici della pittura romana in una fase matura della stagione barocco, capace di accogliere e sintetizzare le principali tendenze affermatesi nell’Urbe nei decenni centrali del XVII secolo. Lasciando ancora aperto il quesito attributivo, vale comunque la pena rilevare qui le affinità che legano il nostro dipinto alla maniera di alcuni dei protagonisti della scena romana di secondo Seicento, come Giuseppe Chiari, Francesco Trevisani e soprattutto Filippo Lauri.