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Jan Miel
(Beveren, 1599 - Torino, 1663)
Attribuito a

Sacra Famiglia con Sant'Anna e Santa Elisabetta

Olio su tela
cm. 89x68. Con cornice

Il dipinto è accompagnato da un'expertise del dott. Alessandro Agresti.
Il dott. Francesco Petrucci ha indipendentemente confermato l'attribuzione a Jan Miel con comunicazione orale alla proprietà.

Quest'opera inedita si inserisce perfettamente nell'ambito della scuola romana della metà del Seicento, epoca in cui vigeva una rigida gerarchia tra i generi pittorici. I soggetti di "Istoria", tratti dalla letteratura sacra o profana, erano considerati di maggiore prestigio e valore economico e riservati agli artisti di maggior talento, mentre i generi come le nature morte, i paesaggi e le scene di vita quotidiana venivano classificati come "minori" e trattati con minore considerazione. In questo contesto Jan Miel, che si stabilì a Roma intorno al 1630, sviluppò uno stile personale che mescolava l'influenza fiamminga con quella italiana. Nella sua prima fase, Miel  fu fortemente influenzato da Pieter van Laer, detto il "Bamboccio"; tuttavia, dopo il 1648, si allontanò progressivamente da questa pittura per dedicarsi a soggetti storici e religiosi, un cambiamento che culminò con la sua ammissione all'Accademia di San Luca a Roma e, più tardi, con la chiamata alla corte di Carlo Emanuele II di Savoia a Torino.

Questa Sacra Famiglia con Sant'Anna e Santa Elisabetta, può essere collocata proprio in questo periodo di transizione, tra il 1640 e il 1650. Si tratta di un dipinto che presenta un'interpretazione del soggetto sacro con venature realistiche e un forte accento narrativo. L’influenza di Nicolas Poussin è evidente nella Vergine dal nobile portamento, così come nell’ambientazione paesaggistica visibile oltre il sipario di velluto. Al contempo, la componente più naturalistica emerge in dettagli come il gesto affettuoso di Sant'Anna che abbraccia il Bambino o nel dettaglio del nastro che lo sostiene. Anche le fisionomie di San Giuseppe e di Elisabetta presentano una resa intensamente realistica e la raffinata tecnica pittorica di Miel si distingue nell’accuratezza del panneggio delle vesti e nell’uso magistrale della luce, che conferisce volume e profondità alle figure. Il confronto con opere del Miel come La visione di sant'Antonio nella chiesa di Chieri, la Sacra Famiglia conservata al Wadsworth Atheneum di Hartford e alcune tra le sue celebri "bambocciate", rafforza l'attribuzione del nostro dipinto al pittore. In queste opere si riscontrano somiglianze nelle fisionomie dei personaggi e nell’uso della luce, in particolare, i volti della Vergine e del Bambino nella tela in oggetto si rinvengono in molti altri dipinti di Miel. Questo dipinto rappresenta quindi una testimonianza significativa della sua maturità artistica  in un periodo in cui, pur non abbandonando del tutto il genere delle bambocciate, egli si avvicinava progressivamente a tematiche più alte, che avrebbero caratterizzato la sua produzione successiva.


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