Il dipinto è accompagnato da uno studio diagnostico eseguito da Emmebi Diagnostica Artistica che ne conferma la piena congruenza con un'esecuzione a Napoli nel XVII secolo.
Dal punto di vista compositivo il prototipo del presente dipinto può essere riconosciuto nello stupendo San Francesco conservato in Palazzo Pitti a Firenze, firmato e datato 1641. Rispetto alla versione Pitti la nostra tela esibisce molteplici e rilevanti variazioni iconografiche: innanzitutto il Santo di Assisi è raffigurato più giovane, con una rada peluria in luogo della lunga e fitta barba che lo caratterizza nel dipinto fiorentino, e il suo sguardo è più accentuatamente rivolto verso l’alto; il taglio della nostra immagine risulta inoltre accorciato nella porzione inferiore, ma ben più rilevante è la differenza che riguarda mani e braccia: nell’esemplare Pitti, infatti, sono congiunte a reggere un teschio, mentre nella nostra versione sono incrociate, la mano destra stringendo saldamente un crocifisso, laddove la sinistra è poggiata sul petto in corrispondenza della lacerazione del saio che rende ben visibile la ferita al costato. Per la sua essenzialità e il suo intenso misticismo quest’immagine di magistrale compiutezza formale fu più volte replicata da Ribera e dal suo studio con diverse varianti compositive, compresa una redazione in cui il santo è raffigurato di profilo. Della nostra tipologia, con la croce e le braccia incrociate, è nota un’unica altra versione, già in collezione privata a Novi Ligure e reputata autografa da Spinosa, che presenta l’identico taglio d’immagine della nostra. Un’altra, simile ma non identica, firmata e datata 1648, è passata recentemente in asta da Dorotheum (24/04/2024, l. 89). Per la sua elevata qualità, in particolare nel volto e nelle mani, e l’accurato realismo, con le cuciture del saio bene in vista, le unghie e i peli della barba minutamente descritti, la precisione chirurgica del taglio sul costato, il nostro bel dipinto inedito si configura come un nobile prodotto dell’atelier di Ribera sotto la stretta supervisione del maestro, da collocare cronologicamente in prossimità dei suoi prototipi, nella seconda metà del quinto decennio.
BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO:
N. Spinosa, L’opera completa del Ribera, Milano 1978, pp. 120-121, n. 183; Id., Ribera. L’opera completa, Napoli 2006, pp. 364-365, n. A292.